Medicina antroposofica
Che cos'è la medicina antroposofica
La medicina antroposofica è un ampliamento della medicina convenzionale.
Essa venne sviluppata a partire dal 1920 dal dottor Rudolf Steiner,
fondatore dell'antroposofia, in collaborazione con la dottoressa Ita
Wegman e altri medici. Da allora si è diffusa in tutto il mondo, con
medici, terapisti, centri terapeutici, cliniche e istituti di cura,
laboratori farmaceutici, scuole di formazione e centri di ricerca.
L'antroposofia inaugura un metodo conoscitivo, fondato su una propria
epistemologia, che guida la ricerca e lo studio delle leggi che stanno
alla base delle manifestazioni della vita, dell'anima e dello spirito
nell'uomo e nella natura.
Da tale visione risulta un'immagine integrata dell'uomo, che permette
di conoscere e studiare tutti gli aspetti in cui la vita umana si
esprime e si realizza. Un'immagine che rende possibile, tra l'altro, una
concezione unitaria, razionale e inevitabile di fisiologia, patologia e
terapia, che si basa sullo studio dei processi che avvengono nell'uomo
sano e nell'uomo malato e sulla comprensione della corrispondenza
esistente fra questi processi umani e i processi che possiamo
riconoscere nella natura. I rimedi vengono infatti trovati prestando
attenzione da un lato all'aspetto individuale dei fenomeni patologici e
dall'altro alla stretta connessione evolutiva tra l'uomo e gli altri
regni della natura.
Il medico che orienta la sua professione in senso antroposofico si
sforza di cogliere, assieme al paziente, il significato della malattia
riguardo alla sua evoluzione fisica, biologica, psichica e spirituale,
tenendo conto delle leggi intrinseche alla biografia dell'uomo.
Nell'ambito della medicina antroposofica sono stati elaborati criteri specifici in molti ambiti.
In particolare, nell'ambito della produzione dei farmaci, sono stati
studiati - su indicazione di Rudolf Steiner - e vengono applicati
processi di preparazione farmaceutica originali e specifici, codificati
anche nella Farmacopea Omeopatica Tedesca (HAB).
Ai fini della diagnosi e della terapia vengono impiegati punti di
vista e strumenti razionali per l'uso orale, parenterale ed esterno dei
medicamenti.
La terapia farmacologica viene accompagnata, ove sia giustificato e
possibile, da altre terapie non farmacologiche: euritmia curativa, arte
della parola, musicoterapia, pittura e modellaggio, applicate da
terapeuti professionalmente qualificati, su indicazione e in
collaborazione con il medico curante.
Strettamente connessa alla medicina antroposofica vi è infine la
pedagogia curativa, in cui ci si accosta in modo nuovo ed efficace al
problema dei bambini bisognosi di cure dell'anima e dei portatori di
handicap.
La medicina antroposofica: un ampliamento dell'arte medica
La medicina moderna nacque sostanzialmente nell'ultimo terzo del secolo
XIX, quando il pensiero scientifico improntato al materialismo
meccanicistico fece il suo ingresso anche in ambito medico. L'indagine
scientifica venne da allora rivolta soprattutto all'aspetto
fisico-materiale dell'uomo e della natura, dando così inizio al
grandioso sviluppo della medicina e della tecnologia degli ultimi cento
anni. Il progressivo arricchimento e affinamento dei mezzi diagnostici e
terapeutici rese possibili molte conquiste e innegabili benefici per la
salute collettiva.
I risultati più evidenti si sono finora avuti nel campo dell'igiene e
in tutti gli aspetti più propriamente tecnici della medicina. Pensiamo
ai grandi progressi della chirurgia in tutte le sue branche, della
medicina d'urgenza, della anestesia e della rianimazione, delle
biotecnologie al servizio della medicina.
A fronte di questi innegabili progressi si parla però oggi con sempre
maggiore frequenza di una crisi della medicina. Una crisi riconoscibile
soprattutto in una crescente disumanizzazione delle strutture
sanitarie, se non dello stesso rapporto medico-paziente. Aumentano le
malattie iatrogene, cresce l'insofferenza verso metodi diagnostici e
terapeutici sempre più invasivi e problematici, nascono nuove questioni
etiche riguardo ai momenti legati alla nascita e alla morte dell'uomo e
alle tecnologie che finsicono per agire su aspetti considerati
essenziali per l'identità e l'integrità dell'individuo. Sempre più il
malato ricerca una consapevolezza di sé e della propria malattia e la
possibilità di costruire un proprio percorso individuale di cura,
scegliendo e integrando liberamente le possibilità offerte la medicina
contemporanea.
In questa prospettiva storica va inquadrato l'approccio della
medicina antroposofica, che intende ampliare l'ordinaria ricerca
scientifica al di là di quanto è fisico-materiale e quindi percepibile
con gli ordinari organi del senso, e che coinvolge nella sua indagine
anche le dimensioni della vita, dell'anima e dello spirito dell'uomo e
dell'universo. Nell'ambito della medicina antroposofica, quindi, vengono
impiegati tutti gli strumenti della medicina convenzionale, in quanto
con essi è possibile una corretta e precisa analisi della corporeità
fisica dell'uomo e delle leggi fisiche proprie del mondo della natura.
Ma l'antroposofia o scienza dello spirito applica all'indagine degli
aspetti non materiali della natura e dell'uomo dei metodi che le sono
propri e che si sviluppano in tappe conoscitive esattamente
verificabili, fondate sull'autoeducazione e sulla disciplina interiore.
L'antroposofia è infatti una via di conoscenza: una pratica di studio
e di esercizi tesa a risvegliare nell'uomo facoltà di percezione più
sottili e latenti, che rendano possibile indagare l'azione della realtà
soprasensibile in quella sensibile. Lo sviluppo delle nuove facoltà
percettive, chiamate da Rudolf Steiner "immaginazione", "ispirazione" e
"intuizione", apre la possibilità di una conoscenza esatta e
differenziata dei vari oggetti della ricerca e dei loro reciproci
rapporti.
L'essenza della malattia
Anche se l'esperienza della malattia fa parte della storia personale di
ogni uomo, rispondere in modo esauriente a questa domanda non è facile,
come testimoniano le sempre diverse definizioni di "malattia" fornite
nei testi di legge.
Definire la malattia come "deviazione statistica dalla media" o come
la mancanza di uno "stato di benessere psico-fisico" appare sempre vago e
comunque insoddisfacente per afferrare la concreta realtà della singola
condizione patologica e per programmare un adeguato intervento
terapeutico. Tuttavia cercare una risposta alla domanda "Che cos'è la
malattia?" è di straordinaria importanza, perché prima o poi ogni essere
umano si troverà confrontato con essa nel corso della sua vita terrena.
L'uomo è l'essere vivente organicamente più fragile e maggiormente
soggetto ad ammalarsi. Animali e piante si ammalano con meno facilità.
Anzi, un'osservazione attenta del mondo animale permette di notare una
crescente predisposizione o disponibilità ad ammalarsi a mano a mano che
si risale la scala evolutiva. Gli animali superiori si ammalano più
facilmente di quelli inferiori. Particolarmente soggetti a malattie sono
poi gli animali domestici: proprio quelli che vivono a più stretto
contatto con l'uomo.
La possibilità della malattia aumenta quindi nell'animale
parallelamente all'aumento della possibilità della coscienza, intesa
come ricchezza di vita interiore ed esplicazione di movimento autonomo.
Ma l'uomo ci appare veramente come l'essere più soggetto a malattia
dell'intero creato: non solo si ammala con facilità egli stesso, ma
diffonde di continuo occasioni di malattia attorno a sé, come si
manifesta ad esempio in modo sempre più drammaticamente evidente nel
problema ecologico. La malattia ci viene incontro come una parte
ineliminabile del destino terreno dell'uomo, come una componente
essenziale della condizione umana individuale e sociale e dellarelazione
dell'uomo con il pianeta Terra.
Non ci basta più quindi guardare la malattia soltanto come il
risultato di un agente patogeno esterno, né ci soddisfa il pensiero che
possa essere curata con la semplice somministrazione dall'esterno di un
certo rimedio. Malattia e guarigione coinvolgono così radicalmente
l'uomo intero, nei vari aspetti della sua esistenza, da evocare
inevitabilmente il desiderio e il bisogno che esse possono venir
indagate proprio tenendo conto di tutti questi vari aspetti, materiali e
immateriali, sensibili e soprasensibili. La stessa medicina moderna,
con tutti i problemi e i limiti che scopre in sé, manifesta in crescente
misura la necessità di una ricerca scientifica ampliata in tal senso.
La realtà quadripartita dell'uomo
I progressi raggiunti dai moderni mezzi diagnostici permettono una
registrazione sempre più precisa e raffinata dei vari parametri
fisiologici del corpo umano e dei loro cambiamenti nelle diverse
situazioni patologiche. Tuttavia al paziente non basta una
considerazione dei risultati delle analisi del sangue o delle
radiografie che non tenga conto della sua situazione umana personale. Il
medico stesso si accorge in sempre maggior misura dell'importanza di
fattori psichici nella nascita e nel superamento delle malattie: infatti
ha acquistato una crescente importanza la cosiddetta medicina
psicosomatica. Più di recente si cercano di studiare in modo ancora più
approfondito i sottili legami che intercorrono tra sistema nervoso
centrale, sistema endocrino e sistema immunitario, scoprendo
straordinarie correlazioni fra particolari stati d'animo e il decorso di
certe malattie. Sono così indicate due diverse dimensioni della vita
umana, dotate ciascuna di leggi particolari: la dimensione corporea e
quella interiore.
Solo la dimensione corporea è accessibile all'immediata percezione
sensoria o a quella mediata dai vari strumenti diagnostici di uso
comune: è la dimensione fisico-materiale, il corpo fisico, che fa parte
del mondo sensibile.
La dimensione psichica, che possiamo differenziare, riconoscendo in
noi una vita rappresentativa, una vita dei sentimenti e una vita degli
impulsi volitivi, appare inizialmente solo come un'esperienza interiore
soggettiva. Tuttavia è nozione comune che certi vissuti psichici spesso
si manifestano anche a livello fisico: per esempio la paura e la
vergogna possono causare palpitazioni cardiache o manifestarsi con il
rossore o il pallore del viso. Le conseguenze fisico-corporee di eventi
psichici possono portare a vere e proprie malattie organiche. Pensiamo
per esempio all'angina pectoris o all'ulcera peptica. La dimensione
psichica viene definita come corpo astrale dell'uomo, intendendo come
'corpo' un campo di forze: l'insieme organico e intrinsecamente
strutturato delle forze e delle facoltà in questione. La capacità di
movimento e la possibilità di un'esperienza interiore accomunano l'uomo
al mondo animale.
Non basta, per fondare una completa conoscenza dell'uomo, riconoscere
l'importanza dell'anima, quale realtà in qualche modo autonoma che si
aggiunge a quella puramente fisico-corporea. È necessario prendere in
considerazione altre due dimensioni, finora scarsamente considerate
dall'indagine scientifica nelle loro particolarità.
Una è la dimensione della vita, con tutte le manifestazioni legate
alla crescita, alla configurazione plastica di un vero e proprio
organismo, alla rigenerazione della sostanza organica danneggiata o
mancante, alla alla riproduzione dell'organismo in toto. Proprio in
quest'ambito si può ritrovare la sorgente delle forze di guarigione.
Queste forze che portano la sostanza fisica nella dimensione del vivente
e la configurano, costituiscono una parte integrante anche dell'essere
umano e il loro insieme organizzato viene definito corpo eterico.
I processi biologici hanno un orientamento diverso rispetto alle
leggi fisico-chimiche. Lo constatiamo ogni giorno rispetto ai problemi
dell'ambiente: ciò che è tecnicamente perfetto e senza difetti, non
sempre corrisponde alle esigenze del mondo vivente. L'ambito del vivente
accomuna l'uomo con la crescita e il multiforme configurarsi del regno
vegetale.
Infine l'uomo è un essere dotato di autocoscienza e
autodeterminazione. Ha la possibilità di afferrare se stesso come
un'individualità che si confronta con il mondo sviluppando un'attività
conoscitiva e agendo in modo responsabile. Tali facoltà si fondano su un
suo nucleo spirituale essenziale: l'io.
Questa è la dimensione propriamente umana, che permette all'uomo di
produrre civiltà e che gli fa percorrere la sua biografia recependo ed
elaborando conoscenza.
Una considerazione puntuale e approfondita della realtà quadripartita
dell'uomo in corpo fisico, corpo eterico, anima e spirito (io) permette
di afferrarne la complessità strutturale e di ricavarne delle preziose
indicazioni per la comprensione dei fenomeni di salute e di malattia.
corpo fisico (organizzazione fisica) regno minerale
corpo eterico (organizzazione della vita) regno vegetale
corpo astrale (organizzazione psichica) regno animale
organizzazione dell'io (spirito) essere umano
Una simile suddivisione non nasce da un'eventuale considerazione
filosofica dei rapporti tra l'uomo e gli altri regni della natura. Le
diverse organizzazioni sono per l'indagatore spirituale 'esperienze' e
si pongono come una realtà autonoma e non come risultato di una
speculazione. Solo il corpo fisico può essere percepito con gli ordinari
organi di senso: le altre tre organizzazioni possono essere
riconosciute in un primo tempo solo tramite i loro effetti nell'ambito
dei fenomeni sensibili.
La tripartizione funzionale
La complessità strutturale della realtà quadripartita dell'uomo si
manifesta poi nella sua dinamica di forme e di funzioni come una
polarità fra le forze messe a disposizione dell'attività neurosensoriale
da un lato e quelle messe a disposizione del ricambio e del movimento,
armonizzate da un sistema intermedio. Su questi tre ambiti poggiano le
tre facoltà fondamentali che riconosciamo nella vita della nostra anima.
Distinguiamo così: un sistema neuro-funzionale, che sta a fondamento del pensare; un sistema ritmico (principalmente sistema respiratorio e sistema cardiocircolatorio) che sta a fondamento del sentire; un sistema del ricambio e delle membra (principalmente ricambio energetico e apparato locomotore), che sta a fondamento del volere.
La concezione antroposofica considera infatti gli aspetti psichici
come qualcosa che pervade l'uomo intero e non solo il sistema nervoso.
La tripartizione delle funzioni psichiche e di quelle organiche ad esse
correlate, frutto di una trentennale attività di ricerca spirituale da
parte di Rudolf Steiner, si esplica nella totalità dell'organismo, nei
sistemi organici, negli organi, nei tessuti e nelle cellule in senso sia
morfologico sia funzionale e subisce delle modifiche con l'età
dell'individuo.
Sulla base di questa polarità fra forze neurosensoriali e forze del
ricambio, si può riconoscere un'altra possibile fonte di malattia nel
loro squilibrio. Per esempio, se i processi di crescita e di
rigenerazione propri del sistema del ricambio non vengono
sufficientemente tenuti a freno dai processi distruttivi propri del
sistema neuro-sensoriale, si può avere un eccesso di forze di crescita,
di forze costruttive, che si manifesta questa volta non con un
innalzamento doloroso dello stato di coscienza, ma piuttosto con un suo
abbassamento, che può giungere all'ottundimento della coscienza stessa.
Lo vediamo in certe malattie infiammatorie acute, specialmente in quelle
con febbre alta, dove si assiste a un'imponente accelerazione dei
processi del ricambio nel tentativo di dominare e di "assimilare" una
qualità estranea introdottasi nell'organismo attraverso un'infezione o
un trauma.
La tripartizione funzionale dell'organismo umano permette una
considerazione unitaria e razionale delle svariate forme di patologie
organiche e psichiche, riconoscendo spesso in ciascuna una
caratteristica unilaterale di deviazione o di predominio dell'uno o
dell'altro dei due principi contrapposti morfofunzionali descritti.
Fra le due polarità del sistema neuro-sensoriale da un lato e del
sistema del ricambio e delle membra dall'altro lato il sistema ritmico
esercita costantemente una funzione centrale equilibratrice. È il
sistema ritmico a creare nela sua dinamica di equilibri la salute
all'interno dell'uomo.
L'eccesso delle forze proprie del sistema neuro-sensoriale può
generare le malattie denegerative: le malattie fredde, che portano a
esagerazione della forma, dell'irrigidimento e dell'indurimento
dell'organismo in toto o di una sua parte. Pensiamo alle malattie
degenerative articolari, alle varie patologie sclerotiche e anche alle
malattie tumorali.
L'eccesso delle forze proprie del sistema del ricambio e delle membra
può generare malattie calde, malattie febbrili: lo vediamo in molte
malattie infiammatorie.
La comprensione del carattere polarmente contrapposto delle
disposizioni di malattia fondamentali permette anche una visione
unitaria del necessario intervento terapeutico: scopo della cura sarà
quello di ricreare il giusto equilibrio, sempre fortemente
individualizzato, tra i vari rapporti di forze, spesso facendo appello
al sistema ritmico.
Anche le malattie psichiatriche vengono viste e considerate sulla
base di tali corrispondenze, nella misura in cui è possibile riconoscere
particolari disturbi del fine metabolismo di singoli distretti organici
che si riflettono in alterazioni della vita psichica. Esse vengono
quindi trattate anche nei loro aspetti somatici.
La biografia individuale
Un motivo centrale della medicina antroposofica è l'attenzione
all'aspetto biografico del decorso delle singole malattie. Essa si
sforza di riconoscere e di far comprendere il senso delle malattie e dei
loro sintomi ai fini dell'evoluzione somatica, psichica e spirituale,
tenendo conto delle leggi che regolano il corso della vita dell'uomo
sulla terra.
Sotto questo aspetto vengono anche ricercate le opportune misure
terapeutiche. Da un lato le malattie possono avere un senso e un
inquadramento diverso a seconda dell'età della vita in cui si
manifestano. Dall'altro, la cura adeguata di certe malattie può avere un
effetto positivo per l'evoluzione biografica.
Un esempio caratteristico è quello delle malattie esantematiche
dell'infanzia, il cui superamento permette di 'rimodellare' la
corporeità ricevuta alla nascita, profondamente influenzata dall'asse
ereditario di ciascun genitore, perché possa divenire più confacente ai
compiti di destino della singola individualità. La guarigione da tali
malattie è connessa infatti con un cambiamento della personalità del
bambino e con l'acquisizione di nuove capacità fisiche e psichiche.
Recenti studi epidemiologici paiono anche confermare l'esistenza di una
precisa correlazione fra la mancata esperienza delle malattie
esantematiche, tipicamente infiammatorie nell'età infantile e la
comparsa di allergie e di tumori in età successive.
La medicina antroposofica studia la biografia umana nel suo definirsi
individuale attraverso i ritmi di sviluppo settennale e altri ritmi più
complessi, comuni a tutti gli esseri umani.
Il problema del senso delle malattie va comunque inquadrato, secondo
le indicazioni dell'antroposofia, nell'arco di un destino che abbraccia
ripetute vite terrene. Occorre inoltre tenere in considerazione, non
solo il singolo individuo, ma anche le comunità umane più o meno grandi
in cui il singolo di trova a vivere l'esperienza terrena. Come esiste
una storia individuale, così si parla anche di storia dell'umanità e di
storia delle malattie, della loro comparsa e della loro scomparsa in
periodi di tempo anche relativamente brevi. Le ragioni più profonde di
tali avvenimenti sono accessibili a chi sia in grado di leggere nella
storia spirituale dell'umanità.
L'approccio terapeutico: i medicinali antroposofici
Lo studio dell'uomo descritto nei capitoli precedenti conduce a una
diagnosi e alla decisione terapeutica, che comporta la prescrizione di
rimedi tratti dagli altri regni della natura o di un'attività eseguita
dal paziente stesso. Fondamento essenziale per tale ricerca è la
conoscenza delle corrispondenze dell'uomo con i regni della natura e con
le attività da lui stesso esercitate.
L'indagine antroposofica permette di studiare con esattezza tali
corrispondenze e di verificarne la reale portata: esse si fondano, nel
caso dei farmaci, sul lungo cammino evolutivo percorso dall'uomo stesso e
dagli altri regni della natura. L'antroposofia descrive come, in un
lontano periodo dell'evoluzione cosmica, quando vennero posti i
fondamenti spirituali per la creazione degli organi interni dell'uomo,
nacquero contemporaneamente gli abbozzi spirituali di determinate specie
vegetali. La virtù terapeutica di una pianta medicinale deriva dalla
sua affinità spirituale di genesi con un organo interno dell'uomo.
Qualcosa di analogo si può affermare anche per i rimedi di origine
animale e minerale.
Da questo punto di vista la somministrazione di un medicamento
acquista una dignità e un valore che trascendono il caso singolo,
permettendo di riunire quanto si era una volta separato nel corso
dell'evoluzione. L'uomo viene posto di nuovo all'inizio della creazione.
I farmaci utilizzati nell'indirizzo terapeutico antroposofico
derivano da un rinnovamento delle usuali tecniche di preparazione
farmaceutica.
Da un lato, oltre alla classica tecnica omeopatica delle diluizioni
successive, vengono usate nuove tecniche di dinamizzazione che sfruttano
i processi naturali o la loro imitazione. Per fare un esempio, una di
queste tecniche - del tutto caratteristica e peculiare - che riguarda
alcuni sali metallici, è quella di far compiere le diluizioni
progressive del sale metallico da successivi cicli biologici di piante
adatte, usate come 'eccipienti viventi'. Si ottengono così i metalli
vegetabilizzati.
Dall'altro lato, le lavorazioni che stanno a monte del processo di
dinamizzazione vengono inserite in uno specifico rapporto con
determinati processi dell'organismo sano e malato. Esse non vengono
quindi viste solo in funzione della tecnica (come ad es. l'uso
differente del calore in funzione della solubilità di certe componenti),
ma in funzione della necessità precisa per la terapia di portare in
modo differenziato le sostanze in relazione ai processi umani.
Alcuni esempi di tali lavorazioni sono l'uso differenziato del calore
nelle sue varie forme, dalla digestio fino all'incenerimento; la
formazione di specchi metallici; le estrazioni termo-ritmiche per
l'ottenimento di tinture vegetali analcoliche; l'allestimento di
preparati di sintesi sul modello di diverse piante medicinali, partendo
da sostanze minerali inorganiche.
In assenza di un'apposita farmacopea antroposofica, attualmente in
corso di studio, tali nuove tecniche sono state finora recepite in gran
parte dalla Farmacopea Omeopatica Tedesca.
Altre peculiarità risultano in modo evidente da specifiche modalità
di somministrazione dei farmaci. L'indirizzo terapeutico antroposofico
prevede, ad esempio, un uso molto differenziato dei vari gradi di
diluizione (dinamizzazione), fino alla D30 o D60 al massimo, e delle
diverse modalità di somministrazione: per via orale, per via parentale,
per via esterna, secondo specifici criteri, legati sostanzialmente alla
tripartizione funzionale dell'organismo umano.
L'assistenza al malato: il ruolo dell'infermiere
L'assistenza infermieristica rappresenta uno dei capitoli importanti
della terapia antroposofica. Un rinnovamento della professione
dell'infermiere in senso antroposofico è possibile se si aggiunge alla
specifica preparazione tecnica lo sforzo di attivare in sé una nuova
immagine dell'uomo e della natura, che sia in grado di risvegliare al
contempo un senso profondo per il destino della malattia.
Nell'assistenza al malato, l'infermiere viene preparato da un lato a
servirsi di varie misure terapeutiche esterne (impacchi, pratiche
termiche, applicazioni di oli, bagni medicati), e dall'altro deve al
contempo formarsi per accompagnare con maggiore comprensione e con vera
forza interiore gli eventi legati alla nascita e alla morte, alla
malattia e alla sofferenza. Anche il suo modo di comportarsi può avere
un grande effetto sul paziente: già al suo ingresso nella camera
dovrebbe far stare meglio chi soffre.
L'autoeducazione e la disciplina interiore rappresentano non solo per
il medico ma anche per tutte le professioni paramediche
l'indispensabile preparazione per poter agire in senso risanatore, da
uomo a uomo.
Nell'epoca dell'avanzata tecnicizzazione delle strutture ospedaliere è
sempre più importante, accanto a una specifica qualificazione
professionale, una solida preparazione umana nel senso sopra indicato.
La medicina antroposofica in Europa
Il movimento medico antroposofico ha conosciuto
una continua espansione a partire dal 1920 soprattutto nell'ambito di
cultura mitteleuropeo, nonostante il grave ostacolo iniziale costituito
dal dominio nazionalsocialista in Germania. Oggi sono presenti gruppi di
medici antroposofi in tutti i paesi europei.
La letteratura medica antroposofica comprende un centinaio di titoli.
Riviste mediche pubblicate in lingua tedesca, francese, inglese e
portoghese riportano lavori inerenti i diversi campi specialistici della
medicina e della farmacologia.
Nel corso degli anni sono state fondate in diversi paesi europei
alcune cliniche e ospedali anche di grosse dimensioni, in cui sono
presenti i reparti delle varie specialità mediche e chirurgiche. In
Germania e in Olanda tali ospedali sono integrati nelle strutture
sanitarie pubbliche, perchè in quei paesi è ufficialmente riconosciuto
il pluralismo in medicina con i particolari indirizzi terapeutici.
Presso l'Ufficio Federale Tedesco della Sanità Pubblica è stata
istituita nel 1978 un'apposita commissione di valutazione e di
autorizzazione che si occupa dell'efficacia e della sicurezza dei
medicinali adoperati nell'indirizzo terapeutico antroposofico.
Le norme di fabbricazione di questi medicinali sono contenute nella
Farmacopea Omeopatica Tedesca e vengono uniformemente osservate
nell'Europa intera da tutte le ditte produttrici antroposofiche.
Particolare sviluppo ha avuto non solo nei paesi mitteleuropei, ma
anche e soprattutto nei paesi anglosassoni, la pedagogia curativa
orientata secondo l'antroposofia. Esempio famoso è il movimento
Camphill.
Centro del movimento medico antroposofico è la Sezione di Medicina
della Libera Università di Scienza dello Spirito con sede presso il
Goetheanum di Dornach (Svizzera), che provvede alla formazione
permanente post-laurea dei medici, alla formazione del personale
paramedico, e che coordina le attività di studio e di ricerca.
I medici antroposofi sono riuniti nei singoli paesi in associazioni
mediche. Queste provvedono ai corsi di perfezionamento, sono garanti per
la qualificazione professionale dei propri iscritti e ne curano gli
interessi legali. Organo di coordinazione delle singole associazioni
mediche in campo legale è l'Associazione Medica Internazionale dei
Medici Antroposofi (IAV) con sede ad Arlesheim (Svizzera), che cura i
rapporti con gli organismi della Comunità Europea, del Consiglio
d'Europa e della Organizzazione Mondiale della Sanità.
I medici antroposofi italiani sono riuniti da molti anni nella Società Italiana di Medicina Antroposofica, Via privata Vasto 4, 2O121 Milano.