I punti di vista sviluppati in questo libro trattano della peculiarità dei primi tre anni di vita e delle forze che agiscono in questo lasso di tempo.
Nella collana “Studi antroposofici di pedagogia steineriana” è stato pubblicato un ulteriore volume scritto da Peter Selg, “Infanzia e Cristo”. Il titolo potrebbe far pensare ad un testo legato alla tradizione religiosa, ma non è questa la prospettiva seguita dall’autore, in quanto la figura del Cristo viene considerata in una ottica molto più ampia, universalmente umana.
Infatti viene vista, seguendo in questo Rudolf Steiner, come figura archetipica della dimensione umana.
Si parla quindi dei primi anni di vita del bambino e della sua conquista delle qualità tipicamente umane, la posizione eretta, la capacità di parlare e l’attività di pensiero che porta alla consapevolezza della propria identità. Queste tre qualità sono la manifestazione della natura arche tipica dell’uomo, della sua dignità umana.
Oggi l’infanzia è sempre più minacciata proprio nei confronti della acquisizione delle facoltà che lo qualificano come uomo, sia sufficiente ricordare le più svariate manipolazioni a livello biologico e l’influsso sottile ma pernicioso per il bambino piccolo della tecnologia digitale.
Spesso mancano da parte degli educatori dei concreti orientamenti in grado di aiutare delle scelte che possano curare e sostenere il bambino nella sua conquista della dignità umana.
Le riflessioni di Peter Selg possono rappresentare in questa direzione delle pietre miliari.
Il primo capitolo parla del processo di incarnazione e di come sia importante avvicinarsi come adulti alla natura essenziale del bambino, alla sua individualità spirituale.
Questa si può scoprire nello sguardo misterioso e affascinante dei bambini piccoli, è il tema a cui è dedicato il secondo capitolo. Il terzo capitolo tocca l’argomento centrale del libro, ripreso poi anche nell’appendice con una
lunga citazione di Rudolf Steiner, tratta cioè delle qualità archetipiche che il bambino si conquista nella fase di vita che precede la consapevolezza di sé. Il bambino ha quindi in questa fase un carattere che si può indicare come “divino”, “cristiano”, rispetto al carattere delle età successive che si possono qualificare come “umane”.
L’ultimo capitolo è un richiamo alle forze alle quali ci si può appellare per contrastare le spinte che vogliono negare la realizzazione dell’umano.
È noto come la formazione del bambino piccolo dipenda in gran parte dagli atteggiamenti interiori degli adulti che gli stanno intorno. Il soffermarsi sul contenuto di questo studio, che mette in evidenza la profonda natura spirituale del bambino, può essere l’occasione per rivisitare i propri atteggiamenti, così da poter sempre meglio far diventare i nostri figli veri uomini. E questo riguarda chiunque sia in contatto con i bambini.
Stefano PederivaArticolo uscito sul
Notiziario della Federazione delle Scuole Steiner Waldorf in Italia
Autunno 2017 anno VI n. 21