«Nella vita dopo la morte, l’uomo diviene macrocosmo.
Quando l’anima ha lasciato il corpo, essa si espande all’intero sistema planetario, cosicché tutti gli uomini occupano contemporaneamente lo stesso spazio; si compenetrano gli uni negli altri, ma non sanno nulla gli uni degli altri.
Solo i rapporti spirituali fanno sì che si sappia gli uni degli altri.
Se quaggiù l’uomo non allacciasse relazioni con altre entità – prima di tutto con altri esseri umani e, come ora dovrebbe sempre più accadere grazie alla scienza dello spirito, con le entità delle gerarchie superiori – avverrebbe allora che non avrebbe nulla da fare, tra morte e nuova nascita, se non guardare solo continuamente se stesso. Il guardare per molti secoli soltanto se stessi non è proprio uno spettacolo desiderabile.
Quello che ci amplia questo nostro sé a un mondo più esteso sono le relazioni che abbiamo allacciato qui sulla Terra.
La vita terrena esiste affinché noi sviluppiamo relazioni e rapporti che poi proseguono oltre la morte, perché dobbiamo allacciare quaggiù ciò che fa di noi un essere socievole nel mondo spirituale.»
Traduttrici
Maria Rita Chiappa, Silvia Nerini