Come altre opere steineriane di eguale oggetto, anche Gli enigmi della filosofia si può leggere in due modi: come un testo di alto valore culturale che aiuta a comprendere e approfondire un problema, o come uno stimolo che induce a risolverlo attivamente con un'intima e persnale esperienza.
L'Autore stesso, sia pure indirettamente e in termini più generali, sembra suggerire questa doppia possibilità, quando nel primo e nell'ultimo capitolo di questo secondo volume osserva che si può usare il pensiero come strumento di consocenza, ma si può anche innestarlo nel profondo dell'anima come germe vivente di una nuova realtà spirituale: in modo analogo quindi al chicco di grano, che si può consumare come alimento, ma si può anche deporre in seno alla terra come seme da cui germinerà una nuova pianta.
Nello stesso spirito si può considerare quest'opera come un'utile e documentata storia della filosofia, o meglio degli enigmi che essa ha incontrato sul suo cammino e non ha saputo risolvere, ma si può anche sentirla come un nucleo vitale, come un fattore di sviluppo da immergere nell'anima per suscitare una nuova esperienza interiore in cui gli enigmi si scioglieranno da soli.
Questi due volumi seguono infatti la storia del pensiero umano nell'arco di duemilacinquecento anni, fino a un punto critico che ogni uomo moderno, può riconoscere come condizione attuale del suo individuale pensiero.