Considerando tutte le arti che usano strumenti, che ne hanno la necessità, esse non dispongono di mezzi e strumenti che si avvicinino all’uomo quanto l’euritmia». Così Rudolf Steiner, in una conferenza del 1924, definisce l’arte euritmica, da lui stesso creata, insieme alla moglie Marie Steiner von Sivers, in seno all’antroposofia.
In questo volume Heike Cantori Wallbaum, allieva diretta di Else Klink – direttrice dal ’35 al ’91 dell’Eurythmeum di Stoccarda, la prima Accademia al mondo dedicata alla formazione euritmica, fondata dalla stessa Marie Steiner nel 1923 – racconta il suo personale, non dogmatico approccio a questa disciplina del movimento, nelle molteplici declinazioni che essa può assumere.
Il libro, tripartito, parte dall’esperienza artistica, raccogliendo una serie multiforme di testimonianze d’autore, e privilegiando l’aspetto relazionale – spettacolare. Il secondo aspetto preso in esame è quello, altrettanto cruciale, dell’euritmia in ambito pedagogico e sociale, il cui percorso l’autrice tratteggia in modo capillare. Chiude una complessa e dettagliata trattazione del vasto campo terapeutico, con l’analisi di una nutrita casistica nella quale appaiono evidenti i benefici apportati dall’euritmia curativa. Ma l’asse portante sta nella convinzione che i settori d’intervento non possano essere rigidamente separati secondo protocolli e regolamentazioni, e che al contrario arte, didattica e terapia formino un unicum inscindibile, attraverso il quale la pratica euritmica riesce efficace al massimo grado nel donare benessere e armonia a chi la incontra nel suo cammino.
Scrive Heike Cantori Wallbaum: «l’euritmia è l’unica arte che esprime la parola e la musica sul palco mediante il movimento. La sua natura è dunque schiettamente teatrale. Con Else Klink ho avuto modo di lavorare a più di una coreografia, in un ambiente, l’Eurythmeum, e con un gruppo di artisti che funzionava proprio come una compagnia. Tutti si concentravano sul processo creativo, non esistevano pause o momenti esterni al lavoro. In questo senso lei era, oltre che un’impareggiabile maestra, davvero una ‘dittatrice’, unicamente tesa al risultato finale, che valutava – ovviamente – in termini estetici, quindi né didattici né terapeutici.
Bisogna ricordare che, dopo la sua nascita, per molti anni l’euritmia ebbe un grande successo di pubblico, tanto che lo stesso Wieland Wagner aveva intenzione di sostituirla alla danza negli spettacoli d’opera. Questo mi permette di fare alcune precisazioni. Spesso mi è stato domandato se la prassi euritmica fosse una forma di danza, o fosse a quest’ultima in qualche modo paragonabile. In realtà si tratta di forme espressive molto diverse, anche se possono risultare, a un primo sguardo, in un certo senso coincidenti. In primo luogo va sottolineato che il centro di ogni movimento euritmico è, per la parola, il plesso solare (la clavicola invece per quello che Steiner definiva «canto visibile»). Da qui parte ogni movimento, per poi indirizzarsi nelle quattro direzioni, cui si aggiunge il ‘dentro’ e il ‘fuori’, cioè l’interno e l’esterno.»
a cura di Leonardo MelloINTRODUZIONE
Un percorso artistico che proviene da lontano
L’euritmia secondo Heike Cantori Wallbaum
ARTE
Un’architettura del corpo dinamica
di Federico Tiezzi
Come si crea il silenzio?
di Nicasio Catanese
Vocali e consonanti
di Francesca Della Monica
Il respiro musicale comune
Conversazione con Thomas Leander
Salute, armonia e bellezza come principi base dell’architettura
Conversazione con Patricia Cavagna Pedrazzi
La moda come armonia di colori e movimenti
Conversazione con Rocco Adriano Galluccio
L’arte dell’incontro umano
Conversazione con Renata Premoli Babini
Stage Art
di Heike Cantori Wallbaum
PEDAGOGIA
«Un bambino è un amore diventato visibile»
di Heike Cantori Wallbaum
L’euritmia con gli anziani
Conversazione con John Gaffuri
Un’esperienza stimolante ed educativa
di Tiziana Martelli
Una risorsa fondamentale per lo sviluppo dei bambini
di Claudia Giovannini
L’arte di regalare un sorriso
di Ionah
TERAPIA
Euritmia come terapia
di Heike Cantori Wallbaum
Anamnesi, intuizione e scambio animico
Conversazione con Konrad Schily