Il Padre Nostro, la preghiera che il Cristo affidò ai discepoli, risuona da millenni nel fervore delle anime. Parole d’insondabile saggezza da sempre capaci, come vivente eredità, di spalancare nei cuori la più giusta delle visioni, quella che vuole l’uomo nato dallo Spirito.
Esse ne azzerano le velleità, offrendogli la responsabilità di una nuova dignità. Con esse, poco prima del suo sacrificio, il Cristo si piega assicurando alla condizione terrestre la sua fraternità.
Anch’Egli, come Figlio dell’Uomo s’accomuna alla medesima invocazione.
Come in cerchi concentrici, a partire dall’osservazione di quest’atto, le puntuali indicazioni di Judith von Halle, consentono la presenza del contesto religioso aramaico che fece allora da sfondo, dando ragione e ampliamento di senso alle remote tradizioni sapienziali ebraiche che, nelle inaudite parole della “preghiera”, trovavano rinnovamento e una nuova, universale collocazione.