"...cessare di vedere non significa entrare in un mondo privo di luce"
L'esperienza della cecità.
“...Io credo che la cecità abbia una sua funzione propria, la funzione di ricordare l'origine interiore di ogni conoscenza e il meraviglioso potere di sostituzione delle forme percettive e delle immagini...”
Ai non vedenti il messaggio non consolatorio ma illuminante di uno di loro: “La cecità ha mutato il mio sguardo, non l'ha spento.”
AUTORE:
Jacques Lusseyran (1924-1971) è nato a Parigi dove ha compiuto i suoi studi.
All'età di otto anni ha perso la vista in seguito ad un infortunio.
Durante la guerra partecipa alla Resistenza, viene arrestato dalla Gestapo e internato a Buchenwald. Insegnante di letteratura francese in varie università della Francia e degli Stati Uniti, lascia numerosi scritti tra cui: Et la lumière fut (1953), Silenece des hommes (1954), Ce que l'on voit sans les yeux (1958), Douce. trop douce Amérique (1968), L'aveugle dans la société (1970), e Contre la pollution du moi, uscito postumo nel 1972.
Simone Rihouet-Coroze, per anni alla direzione di Triades, scrisse: “L’incidente che lo privò della vista lo segnò per un destino eccezionale. Quel bambino sarebbe divenuto un uomo di valore, non paragonabile tuttavia a quello che la cecità totale lo ha fatto divenire. Lusseyran è un pittore della luce interiore”.
Lo stesso Lusseyran, descrivendo la propria situazione, affermò: «Il mondo non mi era sfuggito di colpo, al contrario lo tenevo stretto più di quanto ne fossi capace prima. I miei occhi non si erano chiusi, si erano rovesciati. Ora guardavo il mondo dal di dentro».