Francesco aveva un’incrollabile fede nell’uomo e nelle sue possibilità di divenire, amava l’uomo di un amore che vivifica, infonde fiducia e risana, nutriva la speranza che anche la persona caduta più in basso potesse risollevarsi alla vera Umanità.
Tutto il suo essere viveva nel respiro vivificante della fede, dell’amore, della speranza e di esse rendeva partecipi chi incontrava.
Fede, amore, speranza risuonano in forma mirabile nel Cantico di frate Sole dove vivono in un respiro cosmico, morale e spirituale di cui pulserà la nuova Terra, cosmo dell’amore in un lontano avvenire.
Paola Forasacco
Chiara e Francesco nel sacrificio di certe possibilità che si sarebbero esaurite nel presente – ricchezza, sapienza, prolificità – hanno trasformato attraverso i voti di povertà, obbedienza, castità, quelle stesse possibilità in organi superiori dell’Umanità.
Il superamento dell’ultima appartenenza (quella del maschile e del femminile), simbolizzato nell’unio mistica riconduce lo spirito di nuovo a quell’imperium sulla materia, all’exousían che era stato suo nel Paradiso.
Si realizza nell’offerta di sé, quali tramiti della resurrezione e della riunione dell’uomo e della Terra, una fedeltà altrettanto profonda di quella possibile nella procreazione e nell’impresa conoscitiva.
Dall’Epilogo di Giuseppe Leonelli