Nel marzo del 2020, poco dopo l’inizio del lockdown, l’insegnante della classe sesta, Carla Verderio, ha proposto ai suoi alunni di scrivere un racconto a più mani: un modo per tenere unita la classe e per superare il distanziamento con un esercizio di ascolto reciproco e di invenzione collettiva. I ventidue ragazzi della classe hanno inventato progressivamente, scrivendone brani a turno, l’avventura tra realtà e fantasia di due adolescenti, Mirko e Luce. Al rientro a scuola, a settembre, gli alunni hanno proposto alla loro insegnante di trasformare il loro racconto in un libro, Non ascoltate le loro voci. La classe si è organizzata in quattro gruppi di lavoro con compiti differenziati: editing del libro, illustrazioni, amministrazione del progetto e marketing.
I ragazzi hanno deciso di devolvere interamente
i ricavi delle vendite a favore di un progetto di sostegno per una scuola africana, in Kenya
Un ragazzo e una ragazza, che fra molte avventure viaggiano in due mondi paralleli, scoprendo via via l’importanza della forza della vera amicizia.
Da un racconto scritto da 22 mani, a un libro realizzato interamente da ragazzi di 12 anni durante il primo lockdown.