L’apparente doppio senso del titolo cela in realtà una verità profonda: nell’ultima parte del XIX secolo si affacciarono realmente sul piano della storia due esseri che incarnarono le polarità antitetiche del simbolismo del lupo.
Da un lato Rudolf Steiner (1861), il lupo bianco, e dall’altro Adolf Hitler (1889), il lupo nero.
Entrambi austriaci, sebbene nati in posizioni diametrali, entrambi di lingua tedesca, entrambi dediti al popolo tedesco, sebbene con intenzioni e volizioni assolutamente opposte: ispirate ai più puri principi cristiani e ai fondamenti del clima creato dai vari Goethe, Schiller, Fichte, Novalis, ecc. quelle del primo; ottenebrate dai demoni germanici decadenti, totalmente anticristiani, quelle del secondo.
Quell’epoca fu davvero un periodo turbolento, un vero e proprio “tempo da lupi” spirituale e storico, i cui eventi salienti – storici e metastorici – ci vengono puntualmente spiegati dall’autore in questo saggio comparativo, alla maniera di Plutarco, nondimeno avvincente e profondo.
Tutto il saggio di Luca Negri si svolge proprio all’insegna di questo dualismo “manicheo”, a partire dal voluto doppio senso del titolo, che rimanderebbe normalmente al luogo comune secondo il quale, col maltempo, i lupi scendono verso i centri abitati alla ricerca di cibo e conforto, ma che invece vuole dare corpo allo scontro spirituale e terreno tra i due aspetti di questa figura archetipica: quello luminoso, incarnato da Rudolf Steiner, e quello tenebroso, incarnato da Adolf Hitler.
Non è un caso che entrambi i loro nomi di battesimo, come nota opportunamente l’Autore, contengano la radice “wulf”, che significa infatti lupo.