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Viticoltura - Riflessioni sulla degenerazione del vivente

Viticoltura - Riflessioni sulla degenerazione del vivente

di Guy Kastler e Isabelle MontagnonAssociazione per l’Agricoltura Biodinamica
6,00
Edizione: 2001
6,00
Flavescenza dorata - prima parte

Traduzione di Stefano Bellotti

Realizzato in collaborazione con il gruppo di lavoro “Flavescenza dorata” dell’associazione Nature & Progrès. Edition Nature & Progrès © Janvier 2001.

Questa pubblicazione è edita in Francia dalla Federzione Internazionale Nature & Progrès “Per la salute dell’uomo e della Terra”.

Nature & Progrès è un’associazione di consumatori e di agricoltori professionisti nata nel 1964. Ha come scopo principale la protezione dell’ambiente e lo sviluppo dell’agricoltura biologica.

L’Associazione per l’agricoltura biodinamica in Italia ringrazia Nature & Progrès per avere concesso il permesso alla pubblicazione. Il ricavato della vendita sarà utilizzato per la pubblicazione di altri documenti.

Associazione per l’Agricoltura Biodinamica - via privata Vasto, 4 - 20121 Milano - tel. 02 29002544 - fax 02 29000692 Prefazione di Jean-Pierre Berlan Le Robert, storico della lingua francese, descrive il termine malattia come l’alterazione della salute nell’uomo e “in casi determinati, una affezione precisa”.

La malattia riguarda dunque l’individuo. A partire dal 1538, questo termine si riferisce anche all’alterazione della salute di un vegetale. Senza che ci se ne renda conto, quest’estensione semantica crea una sorta di realtà virtuale che porta la pratica agronomica su delle false vie. Perché questa dimensione individuale non interessa né il contadino né l’agronomo. Quello che a loro interessa, è il carattere epidemico della malattia, cioè la moltiplicazione dei casi di malattia in un campo, in una regione, in un paese o in un continente. Se la malattia è individuale, l’epidemia, al contrario, si rileva dal collettivo, dal sociale e quindi da un complesso di cose che riguarda anche l’ambito politico. Prima della scoperta della prima molecola attiva con il bacillo di Koch nel 1914, i movimenti operai, imponendo migliori condizioni di lavoro, di salario di vita erano contemporaneamente riusciti a fare abbassare l’incidenza della tubercolosi del 90%. Eppure, ancora oggi, questa dimensione politica della salute, resta largamente ignorata. La nostra società si preoccupa quasi unicamente della salute individuale, dunque della malattia, ignorandone il suo carattere epidemico o negandolo come nel caso del cancro (da Le dossier Cancer, L’Ecologiste, vol. 1 n. 1, Septembre 2000). In fondo, il prodotto interno lordo non cresce insieme al numero dei malati? I produttori di pesticidi non producono sia gli ammalati di cancro che le medicine che dovrebbero curarli? Nel mondo delle piante il concetto stesso di malattia è senza pertinenza, e ciò nonostante continua a ispirare le ricerche e le pratiche agronomiche scientifiche. L’opuscolo di Guy Kastler, Isabelle Montagnon e del Gruppo Flavescenza Dorata di Nature et Progrès, rompe con questo sistema per interessarsi all’epidemia della flavescenza dorata. Invece che centrare l’interesse sull’agente della malattia (un fitoplasma? un batterio senza parete cellulare?) e al suo ciclo (trasmissione da parte di un insetto, la cicalina) che porta a distruggere a colpi di insetticida l’insetto vettore, gli autori si interessano all’epidemia e cioè alle sue cause. Sembra che le difficoltà attuali, siano la conseguenza imprevista e lontana della tecnica dell’innesto della vigna europea su vigna americana (o le ibridazioni vigna europea per vigna americana) per lottare contro la fillossera. Più vicino a noi, bisogna incolpare “i miglioramenti” portati a questa tecnica, miglioramenti che sono serviti soprattutto a crescere le rese dei vivaisti: l’innesto sul tavolo di laboratorio che ha rimpiazzato l’innesto sul campo, la moltiplicazione clonale che ha assicurato una uniformità genetica, propria ad accrescere i problemi, la degradazione dei suoli viticoli che è andata fino alla loro sterilizzazione con l’utilizzo di erbicidi e concimi chimici che rendono le vigne ancora più sensibili alle malattie e ai parassiti animali che aumentano il bisogno di pesticidi. Il tutto, come da abitudine, sovvenzionato dagli incentivi comunitari, che impongono l’utilizzo di piante certificate e tolgono agli agricoltori la possibilità di autoriprodursi le loro piante. Le cattive pratiche agronomiche, infine, rendendo la situazione incontrollabile, non lasciano spazio che a proporre gli OGM come ultima fuga in avanti. Si conosce il ruolo chiave che gioca la scuola di agronomia di Montpellier in viticoltura. La stessa ha appena offerto, a carico dei contribuenti, un gadget hi-tech e si può leggere nel Bullettin de Liaison du campus Agro di Montpellier – INRA (Les echos de la Gaillarde, n° 12 ottobre 1999): “Dopo qualche anno, alcune parcelle della scuola nazionale superiore di Montpellier erano arrivate al limite di età, alcune fino a quattro generazioni di vigna, e diventava urgente rimpiazzarle. Ma per rinnovare una vigna bisogna obbligatoriamente lasciare riposare il terreno una decina di anni dopo l’estirpo. Queste precauzioni sono necessarie per eliminare i nematodi portatori di virus e per restaurare la fertilità naturale del suolo, cosa particolarmente lunga a causa delle marne presenti nei campi. Per evitare questa difficoltà, la soluzione tecnica è consistita nell’installare una nuova vigna nello stesso posto di quella vecchia “liberandosi” del suolo. Si tratta di una preparazione precisa. Per fare questo, è stato rimosso il vecchio suolo fino a 1,50m di profondità, e la nuova parcella è stata isolata con un film di polyane. Sono quindi state messe sul posto diversi strati prima di minerali a base di elementi grezzi e, poi, una zona tampone di sabbia e un substrato misto sabbia e pietrisco, per facilitare lo sviluppo della futura vigna. Poi sarà installato un sistema di irrigazione a goccia automatizzato e, infine, un dispositivo tecnico particolare controllerà gli efflussi. Tutta questa infrastruttura innovativa permetterà di accogliere una vigna pedagogica su un ettaro. Infine sarà preparato un dispositivo di coltura in vaso di vegetazione fuori suolo, che permetterà di controllare l’irraggiamento luminoso e l’alimentazione idrica e minerale della vigna. Questo strumento è di interesse inestimabile per gli studenti della scuola in particolare nella specializzazione viticoltura ed enologia.” Così i futuri specialisti imparano a “liberarsi della terra” e noi abbiamo la misura del cammino che ci resta da percorrere perché prevalga un indirizzo ecologico in viticoltura e agronomia. *Jean-Pierre Berlan, direttore della Ricerca INRA/CTESI, Francia

Libri e informazioni su Guy Kastler e Isabelle Montagnon

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