Molti grandi pensatori del passato hanno sviluppato una concezione del “sapere” come strumento di trasformazione e ampliamento della realtà grazie alla capacità di porsi tra il mondo razionale e la sfera spirituale, diventando intermediari tra questi due ambiti apparentemente contrapposti, mentre la moderna cultura materialista dominante ha rinnegato con forza l’esistenza di una realtà spirituale riducendo tutto il vivente a merce.
Questa è soltanto una delle conseguenze dettate dal materialismo predominante che concepisce la vita e la natura come evento meccanicistico frutto del caso.
I limiti di questo approccio materialista vengono colti e ben sintetizzati da Goethe in questa sua frase: «Per capire e descrivere una realtà vivente, si cerca sempre innanzitutto di trarne via lo spirito; allora si ha la mano piena di frammenti inerti, a cui manca solo (purtroppo) il nesso della vita».
E, prima di lui, anche da Plotino: «Quanto sia assurdo attribuire al meccanicismo e al caso l'esistenza e la formazione dell'Universo è chiaro, anche prima di ogni ragionamento».
Mentre Rudolf Steiner definì una serie di pratiche (o esercizi) per poter compiere un percorso di tipo spirituale-iniziatico per lo sviluppo interiore individuale. Tra questi esercizi vi sono l’educazione alla meraviglia ed alla devozione verso il Creato, il riconoscimento del meraviglioso ordinamento spirituale dell’Universo e l’unione (collaborazione) dell’uomo con questo ordinamento.
Sulla base di questi fattori, in questo scritto vengono posti in risalto i nessi e le relazioni tra forze archetipiche e mondo naturale, con particolare riferimento al Regno vegetale ed all’agricoltura biodinamica.
Per “forze archetipiche” s’intendono i 4 elementi (Terra, Acqua, Aria, Fuoco), i 3 princìpi alchemici (Sale, Mercurio, Zolfo) e la polarità Cielo/Terra (luce/tenebra).
Leggere nel libro della Natura cercando di cogliere il linguaggio, anche simbolico, attraverso il quale la Vita si esprime e si manifesta a diversi livelli.