Natale

Il Natale. Una lettera per i genitori di Adriana Ciarchi

Cari genitori,

un tempo, quando io ero piccina nelle settimane di attesa che precedono il Natale, la mamma mi faceva scrivere una lettera a Gesù Bambino. Ricordo quei giorni come davvero speciali, non vedevo l’ora di prendere la scatola dove erano custodite le statuine, ma la mamma frenava sempre quel desiderio del tutto e subito; quando infine, mi permetteva di preparare il presepe ci mettevo molto tempo perché mi soffermavo su ogni statuina e ciascuna mi raccontava la sua storia e dove voleva essere ambientata.
I giorni seguenti passavo tanto tempo dinnanzi al presepio, inventando storie fantastiche di angeli che portavano la letterina con le mie richieste, lassù nei cieli, dove gli angeli cantano “Osanna” al piccolo bambino Gesù.
Le richieste erano adeguate alla mia età: la bambola, i pentolini per la farle la pappa…, più tardi ricordo che chiesi matite colorate prima e penna stilografica dopo, perché ero certa che con le matite nuove avrei imparato a scrivere bene (la mia grafia allora era proprio quella della zampa di una gallina), non potete immaginare la gioia quando le trovai la mattina del 25 dicembre e forse non crederete che da allora la mia scrittura migliorò sempre più; ma quella mattina trovai anche una scatola ben confezionata e non potevo supporre cosa contenesse, ciò che avevo richiesto lo avevo già scoperto.
Aprii con grande garbo la scatola, ricordo che trattenevo il respiro tanta era l’emozione e quando tolsi il coperchio e vidi un bellissimo vestito di velluto rosso rimasi incantata, provavo una gran felicità e al contempo incredulità: la mia fantasia m’immaginava come una principessa, ma pensavo anche che forse Gesù Bambino aveva sbagliato indirizzo e che quel vestito così bello non fosse per me…

Da molti anni ormai è sopraggiunto Babbo Natale che s’arrampica su per i muri delle case e lo si può andare a trovare nella sua casa in Lapponia (ho conosciuto bambini che lo hanno raggiunto con l’aereo, hanno visto dove abita!)
Sempre più la festa del Natale è divenuta uno stereotipo che in qualche modo portiamo con noi e che si tira fuori ad un certo momento dell’anno e sempre prima del tempo dovuto, insieme alla corsa ad acquistare regali fra i più innovativi e tecnologici così che i nostri bambini si sentano all’avanguardia dei tempi moderni.

In questo modo, al posto di un manto di calore, avvolgiamo la vita del nostro bambino di giochi elettronici, di immagini virtuali che nulla hanno a che vedere con la “Bellezza” e soffocano i nostri bambini perché la loro anima respira sempre più con fatica, manca di tempo e di realtà naturale per accogliere contenuti veri che le permettano di creare le sue immagini di fantasia, non quelle create da altri.

Dobbiamo imparare a combattere l’incalzante accelerazione propria del nostro tempo e a ricercare con calma e tranquillità interiore il significato della festa del Natale per noi e per i nostri figli.

Bruno Bettelheim in “Un genitore quasi perfetto” dice:“Non si può istillare nella mente dell’uomo il senso della maestà e della giustizia se non innestandolo su esperienze di fede infantile, le quali continueranno ad esercitare una profonda forza di persuasione emotiva anche dopo che le immature e fantasiose idee da cui sono nate saranno state dimenticate da un pezzo affondando nell’inconscio.
La razionalità si sviluppa solo molto più tardi, nel bambino che cresce, e la passione morale rimane debole se le nostre convinzioni sono frutto della fredda ragione.
La cosa straordinaria della magia buona dei giorni di festa è il suo potere di conferire sicurezza per tutto l’anno, quando se ne ha più bisogno.
Le immagini della natività ci indicano il soggetto, cioè colui che le ha generate: il Bambino.

Se riconosciamo che queste immagini indicano la sacralità dell’infanzia, nella vita di ogni essere umano, riconosciamo pure ciò che abbiamo di più sacro in noi stessi o, come dice Rudolf Steiner: “Il Bambino che è nato a Natale e che nasce sempre di nuovo dentro di noi è il bambino di spirito nel grembo dell’anima”.
Il fanciullo divino è l’io di ciascun uomo.

Il Natale ci indica questo: lavora alla trasformazione della tua coscienza nella ricerca della luce del tuo essere morale. L’augurio che rivolgo a tutta la comunità scolastica è di poter divenire ricercatori della verità, destando sempre più la nostra coscienza.

Adriana Ciarchi, maestra della Scuola steineriana di Milano