L’ASINO DI SAN NICOLA
Come sa ogni bambino, San Nicola ha un asino.
Per il giorno di San Nicola, l’asino trasporta una gran quantità di sacchi pieni di nocciole, mele, panpepato e bastoncini dolci che servono al suo padrone quando va dai bambini a domandare se durante l’anno siano stati ubbidienti.
Naturalmente San Nicola non ha avuto sempre lo stesso asino per i molti anni trascossi da quando attraversa città e villaggi; erano però asini che provenivano dalla stessa famiglia, e quasi sempre uno assomigliava all’altro. Il figlio succedeva al padre, e il padre aveva ricalcato le orme del nonno. Ognuno instancabile in mezzo alla neve, insieme al buon san Nicola.
Questi asinelli erano di un bel grigio argentato con la criniera nera e un piccolo ciuffo nero in fondo alla coda; tutti erano docili e operosi, com’è necessario se si vuole essere l’asino di san Nicola.
Quando dunque l’inverno tornò ancora una volta, la neve cominciò a cadere in grossi fiocchi sulla terra e si avvicinò l’Avvento, San Nicola si recò nella stalla dove stava l’asinello, gli battè leggermente la groppa liscia e disse: “Allora mio caro Grigio, vogliamo metterci di nuovo in viaggio?”
L’asino scalpitò contento e ragliò piano.
Così partirono insieme, l’asino stracarico di sacchi, San Nicola nel suo ampio mantello color della neve, gli alti stivali e i grossi guanti di pelliccia.
Mentre attraversavano la pianura, la neve scricchiolava sotto i loro piedi e il fiato formava attorno a loro grosse nuvole di vapore; ma san Nicola sorrideva guardando il mondo con i suoi vecchio occhi allegri e l’asinello si scrollava per il piacere di sentire la campanella d’argento eccheggiare lontano, oltre la pianura.
Fecero sosta nel primo villaggio che incontrarono, perchè entrambi erano stanchi.
San Nicola sistemò l’asinello nella stalla e poi sedette nella locanda calda davanti a un piatto di zuppa.
Nella stalla si trovavano già alcuni cavalli; fra loro vi era anche un asino, un grosso asino da mugnaio, e proprio accanto a lui andò a sistemarsi il nostro asinello.
“Che razza di asino sei?” chiese incuriosito il grosso asino.
“Sono l’asino di San Nicola” rispose orgoglioso il Grigio.
“Ah!” lo derise l’altro, “Allora sei proprio un tipo furbo. Correre sempre dietro al vecchio, stare fermo nella neve davanti alle case, morire quasi di freddo e di fame prima di tornare di nuovo nella tua stalla, nessuna giusta ricompensa e sempre la stessa biada giorno dopo giorno, io non permetterei certo che mi capitasse qualcosa del genere.”
“Perché a te va meglio?” domandò meravigliato l’asinello.
“Anche tu dovrai trasportare sacchi, o no?”
“Naturale” si vantò l’asino del mugnaio, “ma solo quando voglio. E nel frattempo scorrazzo in giro e vado dove mi pare. Quando ho fame torno a casa e mangio, ma non solo il tuo misero fieno, no! Avena, tanta quanta ne desidero, e pane e zucchero, tutto quello che mi portano”.
L’asinello credeva a tutte quelle vanterie perché naturalmente con San Nicola non aveva imparato che cosa sia una bugia. Una vita di quel genere gli appariva davvero invidiabile: avena, pane e zucchero a lui arrivavano ben di rado.
“Certo non fu sempre così” continuò l’asino del mugnaio.
“Un bel mattino però me ne corsi via e non tornai a casa per otto giorni. Da allora mi lasciano fare ciò che voglio. Vuoi un consiglio? Scappa via anche tu dal tuo vecchio e lascia che si trascini da solo i suoi sacchi. Vedrai come cambia in fretta! Corri, corri: la porta è aperta e tu non sei legato”.
L’asinello – che era proprio un vero asinello! – rimase molto turbato da tutte quelle cose nuove: il grosso asino gli ispirava rispetto, e poi si dà retta più volentieri al male che al bene; sentiva inoltre il desiderio di fare un viaggio di propria iniziativa, così non ci pensò troppo a lungo e uscì davvero dalla porta.
Là si scrollò, scalciò con baldanza e galoppò fuori dalla porta, sulla strada, attraverso un campo di patate e, sempre correndo, arrivò nel bosco. Si mise a saltellare di qui e di là, gareggiò con la lepre, giocò con il cervo e il capriolo e fece un gran salto per levarsi di dosso la neve che da un abete era caduta sulla sua groppa.
“Cra, cra, questo è proprio l’asinello di san Nicola” gridarono due corvi che volavano sulla pianura e che spesso avevano visto il santo mentre attraversava la campagna con il suo Grigio.
“Come sei arrivato fin qui?”
“Tutto solo” si vantò l’asinello, “e non tornerò indietro tanto presto; non ho voglia di trasportare come sempre sacchi, ora voglio godermi un po’ di libertà.”
“E San Nicola?”domandarono la lepre e il cervo e il capriolo; tutti loro infatti lo conoscevano bene.
“Oh, lui” rispose il cattivo asinello, “ dovrà cercare qualcun’altro, oppure portarsi da sé i propri sacchi.”
E trottò via, inoltrandosi sempre più nel bosco dove incontrò un giovanotto. Sulla spalla portava un fucile a tracolla e le due lepri che aveva ucciso. “Arrivi giusto a puntino” gli disse ridendo, e montò sull’asinello che se lo trovò in groppa prima di capire come fosse successo: tutto il suo recalcitrare e scalciare non servirono a nulla. Il giovanotto gli indicava con il tacco e con il bastone dove voleva andare: per più di due ore si fece trasportare per il bosco, finché smontò vicino a un villaggio.
L’asinello era stanco e affamato. Corse verso un grande prato per cercarvi qualcosa da mangiare. La neve però era molto alta, il gelo l’aveva resa dura e l’asinello non trovò neppure un po’ di erbetta. Voltandosi per tornare, vide in fondo al prato, dove iniziava il bosco, una vecchina che camminava trasportando sulle spalle un fardello di legna. Andava avanti a fatica, lentamente, respirando con affanno. L’asinello, che in fondo era un buon asinello e con san Nicola aveva imparato solo il bene, le si avvicinò, si fermò davanti a lei e scuotendo la testa, la fissò con i suoi occhi tondi. Il suo sguardo era così rassicurante che la donna capì subito che cosa voleva dirle.
Gli caricò la legna sulla groppa, lo carezzò sul collo, fece “Hu” e l’asinello le trotterellò dietro docilmente fino a che raggiunsero la sua piccola casa, molto lontana dal villaggio.
Appena fu liberato dalla legna, arrivarono i nipotini della donna che cominciarono a saltellargli intorno, gridando: “Dai, lasciati cavalcare, lasciati cavalcare!”
L’asinello, che da San Nicola aveva imparato ad amare i bambini, li lasciò montare in groppa. Prima la fanciulla, poi il ragazzo, ancora la fanciulla e di nuovo il ragazzo, infine salitono entrambi, cavalcando verso il villaggio, gridando “Hu” e “Ho” e sventolando i loro berretti. Davanti al villaggio l’asinello li disarcionò, fra grida e risate. I ragazzi tornarono a casa, e l’asinello ricominciò a correre senza sapere dove stesse andando.
Era molto stanco, aveva fame e sete. Arrivò vicino a una fontana: avrebbe voluto bere, ma tutto era ghiacciato e solo poche gocce d’acqua scendevano dal cannello di legno. L’asinello le succhiò avidamente, ma non riuscì a placare la sete. Non trovò neppure nulla da mangiare. Lentamente ritornò nel bosco, pensando alla stalla calda, all’abbondante fieno che riceveva sempre, al buon san Nicola che gli strigliava la groppa.
Mesto mesto continuava il suo cammino; qua e là cadeva una pigna, oppure si spezzava un ramoscello secco, ma per il resto tutto era silenzioso. Scesero le ombre del crepuscolo, e l’asinello cominciò a sentirsi inquieto. Se almeno avesse conosciuto la strada! Se fosse stato di nuovo a casa, pensava sconsolato, abbassando la testa sempre di più.
Il buon San Nicola, quando ebbe mangiato la zuppa, si recò nella stalla per portar fuori l’asinello. Ma non c’era più nessun asinello. San Nicola cercò ovunque e chiese a tutti se lo avessero visto, ma non l’aveva visto nessuno. Andò sulla strada e vide le impronte dei piccoli zoccoli sul campo di patate. Seguendo le tracce, arrivò nel bosco. Sopra di lui due corvi gracchiarono: “Cra, cra, il tuo asinello è nel bosco”. Gli svolazzarono intorno, accompagnandolo per un tratto di strada.
Quando non seppero più dove andare, arrivarono il cervo e il capriolo che gli dissero: “ San Nicola, il tuo asinello è andato al villaggio”. San Nicola arrivò al villaggio ed era ormai stanchissimo. Là incontrò una lepre che correva su un campo. La lepre si drizzò sulle zampe posteriori, con le orecchie dritte in alto, e disse: “San Nicola, il tuo asinello è nel bosco dietro al villaggio: l’ho appena visto. Se ne sta sotto un abete, con le orecchie penzoloni.”
E proprio quando arrivò in cima al colle dietro al villaggio, san Nicola vide l’asinello che se ne stava lì tutto triste. Era così stanco che non alzò neppure la testa, sentendo il rumore dei passi.
“Grigio!” lo chiamò san Nicola.
Caspita! Che salto fece e come corse incontro a san Nicola che aveva riconosciuto subito, nonostante fosse buio. Ragliò dalla gioia, gli si strinse vicino, strusciando la testa sul morbido mantello di pelliccia che conosceva così bene.
“Ma, Grigio” disse San Nicola, “che cosa mi combini?” Allora l’asinello provò una gran vergogna.
San Nicola lo prese per la briglia; i due buoni amici marciarono nelle neve fino alla più vicina locanda e, quando fu sistemato sulla paglia asciutta nella stalla, il fieno profumato davanti a sé e san Nicola che gli grattava dietro l’orecchio, l’asinello pensò fra sé: “Questa volta sei stato un vero asino.”
E questa è la storia dell’asinello di san Nicola.