Di questi tempi il nostro apparato digerente se la passa piuttosto male. Lo testimoniano i tanti disturbi funzionali di cui soffre. Uno di essi è la “sindrome dell’intestino irritabile”
Chiamata in passato “colite nervosa”, “colon nervoso” o “colon spastico” è molto diffusa in alcuni paesi, tra cui l’Italia e arriva a interessare quasi un quarto della popolazione, prevalentemente le donne.
La classe medica ha recentemente cessato di considerarlo una malattia immaginaria(2) o meramente psicosomatica, ma ha ancora dei dubbi sulla validità dei criteri da adottare per la sua diagnosi. Proprio per rendere tali criteri sempre più accurati, un comitato internazionale di esperti li rivede periodicamente, insieme a quelli riguardanti gli altri disturbi gastrointestinali funzionali. L’ultima revisione risale al 2006(3).
Perché questo dilagare?
Le cause d’insorgenza di questo problema non sono ancora note, sebbene tante ipotesi siano da tempo al vaglio della ricerca (il cibo eccessivo e di scadente qualità, fattori psicosociali stressanti, squilibri della microflora intestinale e altre ancora1. Ne consegue che le terapie in uso non sono state pensate per guarire dalla sindrome, ma soltanto per alleviare i sintomi. La dieta è parte integrante della cura e si basa soprattutto sull’eliminazione degli alimenti che possono aggravare il gonfiore intestinale e la flatulenza.
La “gluten sensitivity”
Recenti ricerche hanno evidenziato che questo disturbo è frequentemente associato alla “sensibilità al glutine”(4), un’intolleranza diversa dalla celiachia e di norma meno preoccupante (5) e inoltre che, almeno nella forma caratterizzata da diarrea, i sintomi possono essere alleviati con una dieta priva degli alimenti contenenti glutine (6). Alcuni ricercatori, però, ritengono che i benefici di tale dieta possano essere dovuti alla rimozione di componenti della farina di natura diversa dal glutine (7). Ricercatori italiani riferiscono, inoltre, che in caso di sindrome dell’intestino irritabile di moderata gravità i sintomi possono essere alleviati semplicemente ricorrendo a una dieta contenente pasta, pane ed altri prodotti da forno preparati con farine di varietà antiche di grano (8).
Queste ricerche sono molto interessanti, ma sollevano una serie di interrogativi. Quale delle forme con cui si manifesta la sindrome del colon irritabile (9) può essere in relazione con il consumo di grano? Se il glutine non fosse coinvolto in questa relazione, quale altro componente della farina potrebbe esserlo? Esistono varietà di grano che non danno problemi a chi soffre di questa sindrome o tale proprietà dipende soltanto dal metodo di coltivazione? Non appena la ricerca fornirà risposte chiare e precise, ve ne darò conto….