La “Nascita di Cristo” è la parte centrale di una trilogia di sacre Rappresentazioni trascritte verso la metà dell’ottocento dal filologo tedesco K.J. Schröer.
Note come i drammi natalizi di Oberufer, piccolo centro rurale non lontano da Bratislava, sul confine dell’Austria, venivano tramandate rappresentate fin dal XVII secolo da alcune famiglie di contadini che si trasformavano in attori per il periodo che va dal primo giorno di Avvento fino all’Epifania recitando per lo più nelle locande dei paesi limitrofi.
Questi “misteri buffi” d’epoca barocca conservano invariati a tutt’oggi il loro carattere genuino e offrono, nel quadro gioioso dei Natale, un ricco repertorio di personaggi ora solenni, ora ingenui, ora comici o drammatici o anche diabolici.
Scene di ispirazione profondamente religiosa si alternano con altre comiche e grossolane senza che la fondamentale solennità dell’insieme ne venga menomata.
Anzi , questo contrasto è una prova di più che queste recite hanno la loro origine in un’epoca in cui la devozione era tanto radicata nell’anima popolare da accompagnarsi spesso con una ingenua gaiezza.
E’ un’arte con cui una atmosfera di pura commozione viene fatta sgorgare dal riso evitando, grazie a ciò, una insincera sentimentalità.
Rudolf Steiner, allievo e amico dello Schröer, vide in queste rappresentazioni popolari, al di là dell’interesse filologico, la possibilità di valorizzane il pregio drammatico e il particolare significato spirituale.
Ne curò la rappresentazione prima a Berlino nel 1910 e poi al Goetheanum di Dornach con il commento musicale di L. van Der Paals per le numerose parti cantate.
Per il loro valore pedagogico furono poi introdotte nella prima Scuola Waldorf di Stoccarda e tuttora in quasi tutte le scuole a orientamento Steineriano vengono ormai rappresentate, tradotte nelle varie lingue.
L’azione di queste recite natalizie arriva in profondità, esse danno al bambino tutto quello che gli occorre, in una composizione artistica semplice e significativa, lasciando spazio alla libera fantasia.
In tal modo, anno dopo anno, i bambini sperimentano le vicende dell’umanità profonde e piene di mistero, e nel loro animo si desta un senso della vita che col tempo non correrà il rischio di diventare arido materialismo o dogmatismo religioso intollerante: la vera opera d’arte, anche quando è primitiva è formativa senza costringere.
(Liberamente tratto dai commenti di ” L’albero del Paradiso Le rappresentazioni popolari di Oberufer” Filadelfia Editore)
La Rappresentazione è un affresco poetico dove si uniscono la fedeltà allo spirito originario con la perenne attualità del messaggio natalizio e si impone come uno dei pochi lavori che senza depauperare la particolarità dell’evento, continua ad essere rappresentata in occasione della Natività, dopo essere stata presentata in passato in molte chiese e teatri, riscuotendo in ogni occasione la sincera simpatia e la partecipazione del pubblico.
I drammi natalizi di Oberufer L’Albero del Paradiso, La nascita di Cristo, I tre Re, raccolti e trascritti dal filologo Karl Julius Schroer nella prima metà dell’ottocento, sono “misteri buffi” d’epoca barocca, che Rudolf Steiner ha indicato tra i più significativi e di cui ha voluto la messa in scena negli anni venti anche nel teatro grande di Dornach, e vengono tuttora rappresentati in tutte le scuole steineriane.
Così Steiner ne descrive l’ambiente originario e le caratteristiche: “…gli spettacoli avevano luogo in una locanda in cui attori e spettatori creavano la più cordiale atmosfera natalizia.
Tale atmosfera aveva le sue radici in una dedizione sincera per la verità del Natale.
Scene di ispirazione profondamente religiosa si alternavano con altre comiche e grossolane senza che la fondamentale solennità dell’insieme ne venisse menomata.
Anzi, questo contrasto era una prova di più che queste recite hanno la loro origine in un’epoca in cui la devozione era tanto radicata nell’anima popolare da accompagnarsi spesso con una ingenua gaiezza… …il contrasto con la grossolanità non sminuisce l’interiore edificazione, ma, al contrario, la rafforza.
È ammirevole l’arte con cui una atmosfera di pura commozione viene fatta sgorgare dal riso evitando, proprio grazie a ciò, una insincera sentimentalità…”
Articolo tratto dal sito dell’Associazione pedagogica steineriana di Trento